Descrizione
[…] Primo, è tipico del tiranno eliminare le persone eminenti e importanti della città, affinché non possano insorgere contro di lui. Vediamo infatti che uccidono perfino i propri fratelli e consanguinei, il che è segno della peggiore tirannide.
Secondo, annientano le persone di cultura, affinché non denuncino, conoscendole, le loro azioni scellerate e non provochino il popolo contro di loro.
Terzo, soffocano la cultura e gli studi. Non solo annientano gli eruditi, ma fanno anche in modo che non lo si diventi, perché hanno sempre paura che attraverso la conoscenza possano essere criticati.
Quarto, non tollerano sodalizi e associazioni anche lecite, perché temono che insorgano contro di loro.
Quinto, hanno molte spie disseminate per la città. Sapendo infatti di agire male, sono sempre convinti che la gente parli male di loro e trami contro, perciò ascoltano ben volentieri tali informatori.
Sesto, il tiranno si adopera per mantenere le divisioni nella cittadinanza, affinché qualsiasi fazione, sospettando dell’altra, non trami contro di lui.
Settimo, mira a rendere poveri i sudditi: affinché in tal modo si preoccupino di trovare mezzi di sostentamento e non pensino ad intrigare contro di lui.
Ottavo, fomenta le guerre e manda combattenti lontano in zone non di sua pertinenza, in modo che, occupati in esse, non rimuginino contro di lui, e poiché a causa della guerra la gente si impoverisce e si allontana dalle occupazioni. Ed è questo che vuole il tiranno, oltre che avere degli armati a sua disposizione per il momento opportuno.
Nono, affida la sua guardia personale non ai suoi concittadini, ma a stranieri, perché dei concittadini non si fida.
Decimo, quando nella città ci sono delle fazioni, appoggia l’una e con quella perseguita l’altra. (Bartolo da Sassoferrato, Trattato sulla tirannide, a cura di Dario Razzi, presentazione di Diego Quaglioni, traduzione di Attilio Turrioni, Il Formichiere, Foligno, 2017)
Per Bartolo il tiranno, in assenza di un potere superiore, può essere eliminato da qualsiasi cittadino, in sostituzione della pubblica autorità, così com’era previsto per il bandito che non obbediva all’ordine di presentarsi in giudizio.
Questa tesi fu fatta propria da Federico Frezzi, Vescovo di Foligno, che provò a farla legittimare dal Concilio di Costanza, ma morì prima della conclusione dello stesso.
Con il senno del poi se ci fossero stati tra noi europei un numero maggiore di patrioti disposti a rischiare la propria vita nel tentativo di eliminare i tiranni dello scorso secolo, avremmo avuto qualche decina di milioni di morti in meno, per non ricordare le immani sofferenze imposte ai nostri padri e ai nostri nonni.