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Raffaele de Vico e i giardini di Roma

25,00 

Descrizione

168×240 mm, pp. XII+238, ill. B/N

Il libro che qui viene riproposto era basato in parte su opere a stampa, prevalentemente la rivista del Governatorato di Roma “Capitolium”, poi sulle memorie famigliari, che erano personali ma soprattutto venivano dai racconti di mio padre, e infine su sintetici e svelti rilievi dei vari giardini effettuati a mano libera sul campo per l’occasione partendo dalle mappe catastali dei diversi giardini realizzati da Raffaele de Vico, elaborati grafici che non erano stati concepiti come documenti tecnici, ma soltanto come sostegno visivo alle cose che si andavano narrando nel volume. Lo stesso significato riguardava più ampiamente il saggio stesso, il quale, nelle intenzioni, non voleva essere altro che una sorta di richiamo di attenzione su un artista di giardini che ne sembrava meritevole. Si intuiva che molto vi era ancora da studiare sull’opera di Raffaele de Vico, e la speranza era che a qualcuno venisse il desiderio, nel tempo, di raccogliere il testimone di questa che mi piaceva immaginare come il primo passo di un’auspicabile più ampia ricerca. Dopo tutto agli specialisti della storia e dell’architettura di Roma, ma anche agli amanti della nostra città, non sfuggivano i giardini che dal centro come quello del Colle Oppio, al Quartiere Prati come la Piazza-Giardino Mazzini, al Quartiere Trieste come il Parco Virgiliano e agli impianti a verde dell’Eur, abbellivano Roma. [dalla Premessa di Massimo de Vico Fallani]

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