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Poesia e illusione

15,00 

Descrizione

148×210 mm, pp. 134, ill. a colori

 

Introduzione

Le lettere contenute in questo libro rappresentano una parte della realtà che vivo o che ho vissuto socialmente; non si può non vivere che socialmente. Poi questo vissuto viene trascinato come un pezzo di carta dal fiume nel mare. Il paragone implica anche che questo pezzo di carta rimanga alla deriva durante il lungo tragitto nel fiume e si incagli nell’argine. L’argine diviene la pattumiera della realtà. Quel fattore poetico illustrato da un pezzo di carta arenato rimane sventolato ancora dall’acqua finché un crepuscolo epocale non secca il fiume.

Ricominciamo. Before the Flood (non veniva tradotto con Prima del diluvio?) di Fisher Stevens (Punto di non ritorno) o anche l’intervento di Harrison Ford al settimo vertice del governo mondiale (WGS) a Dubai, nel 2019, non hanno avuto risultati tangibili. Nel documentario di Stevens si presentava Leonardo Di Caprio, un attore in vista come Harrison Ford. Per smuovere coscienza e conoscenza, per avere l’attenzione mondiale, questi uomini sono stati scelte importanti.

Tuttavia non si erano fatti i conti con il vero interesse sociale che l’evoluzione umana ha introdotto nella coscienza e conoscenza. Un esempio lampante è l’intervista al segretario del PD (Partito democratico), andata in onda il 5 luglio 2022 su TV7, in cui affermava che la priorità è l’economia e soltanto in seconda battuta introduceva il problema climatico, peraltro in maniera poco convincente. Inoltre, il documentario di Fisher Stevens (realizzato nel 2016) è andato in onda verso le ore 23:00. Si sono fatti tanti documentari sulla tematica del clima dopo e prima del summit.

Tra parentesi!

In quell’intervista su TV7 il segretario del PD sosteneva anche che era giusto il regalo fatto da un altro partito, il regalo fatto ai privati con i soldi delle tasse che i lavoratori hanno versato allo Stato o, se vogliamo, alla Nazione. Chiariamo che quando i partiti redigono leggi destinate a singoli gruppi, usufruendo dell’introito delle tasse, non lo fanno con i risparmi del partito, bensì per ottenere il voto dai componenti i gruppi cui sono destinate tali leggi, ma questi soldi vengono elargiti dalle casse delle tasse pagate dai lavoratori. Se non si tengono presenti questi fattori non si comprende fino in fondo l’agire del sistema sociale/politico.

Tanti i documentari allarmanti. Ma questi “allarmi” finora sono stati poco accoltati da quanti hanno un minimo di potere per dare una svolta al contrasto all’innalzamento della temperatura globale, innalzamento che, senza dubbio, è una risultante dell’agire dell’umanità. E dico dell’umanità. Le mie lettere sono un esempio di come l’umanità non ha agito per fermare la propria corsa al denaro. Forse ciò che ho scritto ha delle imperfezioni grammaticali, ma è comprensibile. Ciò che ho scritto non è nulla di nuovo (come ho osservato in altre parti del libro), ma penso di essere uno dei pochi che ha protestato presso le istituzioni che hanno una certa responsabilità, pur essendo consapevole che l’influenza che potevo esercitare sarebbe stata molto ridotta a causa della rappresentanza che loro esercitano. Esse rappresentano una superficie di circa 300.000 kmq abitati da circa 60 milioni di sudditi che si definiscono popolo, o cittadini dello Stato o della Nazione.  Quella dell’Italia è una superficie minima rispetto alla superficie del pianeta e la sua popolazione è una esigua minoranza rispetto ai circa 8 miliardi di persone che lo abitano oggi (6 luglio 2022).

Questo Paese, questa Nazione alla quale mi riferisco, ha però una storia rilevante e un territorio ricchissimo di testimonianze culturali e di eventi geologici; questa Nazione possiede delle menti ricche di pensiero tramandato nel tempo che non consentono alla sua formazione social/politica un alibi per ciò che fa oggi, inglobata tra le Nazioni di questo pianeta.

Altre culture vantano una profonda evoluzione social/politica, più vasta e più incisiva verso la propria Nazione, ma non hanno una pari comprensione del passato. Per questo penso che le persone che popolano oggi il pianeta sono tutte ugualmente responsabili degli eventi che porteranno alla scomparsa, prima o poi, della specie umana, cioè di se stessi.

I testi raccolti in Poesia e illusione rappresentano una sorta di evoluzione reale che in alcuni momenti si è manifestata nella rabbia, nella ribellione contro il sistema sociale che l’umanità si è costruita e di cui sono io stesso parte attiva. Proprio per il fatto di essere parte attiva, cioè uno che mente continuamente a se stesso e all’ambiente in cui vive, ho voluto scaricarmi la coscienza credendo che la scrittura possa svolgere il compito dell’acqua purificatrice. Ma non esiste purificazione per ciò che si è perpetrato per lungo tempo impedendo alla mente di applicare il sapere di cui era dotata.

La letteratura (che comprende anche i numerosissimi manoscritti conservati nei musei, scritti da viaggiatori illuminati ma non ascoltati) è un insieme di testi che se venissero disposti su una sottile corda come delle perle potrebbero avvolgere tutto il cosmo. La storia depositata in questi testi potrebbe illuminare l’umanità molto di più dell’energia che essa ha indebitamente sottratto alla Terra. La conoscenza depositata in questi testi è stata sprecata perché l’umanità non ha riflettuto sul loro contenuto. Sulla bilancia la differenza di peso tra dedizione e accumulo di denaro ha portato il piatto dell’accumulo nell’abisso di cui l’inferno di Dante è metaforicamente testimone.

Oggi, 26 giugno 2022, manca l’acqua come conseguenza della privatizzazione. La causa non è la siccità. La privatizzazione è la causa della siccità. Non critico la mancanza dell’acqua (anche se è causa di enorme disagio e sofferenza per le persone indifese), ma l’incongruenza che l’umanità persegue da quando ha imboccato la strada di un’evoluzione sociale che ha trascurato la dotazione della sua mente. Rimprovero all’umanità l’uso della sua mente per gestire l’avvento evolutivo della forma biologica umana.

In tutte le forme cosiddette evolute e con i termini “progresso” e “sviluppo” si è mascherata una distruzione insensata del pianeta. Noi umani siamo apparsi sulla Terra da poco tempo, ma in questo tempo abbiamo distrutto più di qualsiasi altra forma di vita biologica.

Quello che preoccupa di più è che nonostante siamo capaci di riconoscere l’errore che abbiamo compiuto insistiamo nel perpetrarlo.

L’affermazione “Me ne infischio” è molto appropriata ed esprime tutta la nostra ignoranza di fronte a eventi che circondano il nostro agire sociale.

Elencare questi eventi è inutile. Una buona parte dell’umanità sa di cosa parlo e i dirigenti delle varie Nazione lo sanno da sempre. Il problema riguarda sempre la storia. Nelle scritture tramandate si trovano questi elementi con cui i dirigenti che si sono susseguiti nella storia del pianeta che chiamiamo “nostra Terra” approfittano di questo possesso verbale trasformandolo in un diritto per sfruttare il pianeta.

Il termine nostro esprime tutta la presunzione umana. Escludiamo verbalmente tutte le altre forme di vita biologica pure presente sul Pianeta. Non solo: dall’esclusione verbale siamo passati al dominio fisico su tutto ciò che contiene il pianeta, che fa parte dell’Universo, che è tutto da esplorare.

Esplorare l’Universo, il Cosmo, sarebbe stata un’impresa degna della mente umana. Purtroppo sembra che la mente sociale che l’umano si è costruita non contempli lo spazio-tempo necessario per raggiungere questo obiettivo.

Lo spazio-tempo è stato sostituito con il termine “progresso/sviluppo”, che in realtà nasconde il binomio “accumulo/denaro”.

Progresso/sviluppo si inserisce nella storia contemporanea perché è un binomio mediaticamente spendibile perché non richiede alcun impegno al cittadino e così soddisfa i sudditi delle varie Nazioni. Progresso/sviluppo suggerisce e promette benessere (superfluo nella situazione di oggi), esprime conforto, la possibilità di godere delle aspirazioni nutrite segretamente. Progresso/sviluppo è una possibile sostituzione del credo religioso.

Come si fa a reclamare un progresso/sviluppo in un prossimo avvenire, chi sa quando? Quella del progresso/sviluppo è una definizione che ha un momento temporale elastico, cosi elastico che include circostanze future non prevedibili ma mediaticamente utilizzabili per spiegare un suo slittamento a livello temporale.

La poesia della realtà consiste in questo quando suggerisce gli inserimenti probabili, fittizi. L’ignoto è un argomento che non si può contro dedurre. Come si fa ad argomentare sul l’ignoto? Questa trappola linguistica è sociale. L’ignoto esiste al dì fuori di una costruzione sociale. L’ignoto esiste al dì fuori dell’evento umano. È la reale metafisica di cui è pervasa la mente umana prima di formarsi. L’ignoto è l’unica certezza con cui la mente umana poteva misurarsi per affrontare la sua esistenza, ma invece di accettare il confronto ha svicolato e si è concentrata sulla concretezza dell’accumulo della ricchezza materiale con cui barattare il dominio su un minuscolo pianeta in un immenso Universo ignoto.

Ho sentito oggi (27 giugno 2022) alla radio (detto da uno scrittore) la frase «Eliminare la realtà». Questo lo trovo molto poetico. Ma prima questo scrittore ha parlato della gente che non riflette più su ciò di cui parla e neanche delle cose che sente. Può essere sia così. Forse è per questo che lui è così poetico nella frase pronunciata alla radio.  Ma per affrontare l’argomento voglio fare una prospezione nella mia conoscenza. Mi rendo conto che «Eliminare la realtà» è usato da lui come un fattore sociale. La realtà può essere eliminata se non ha una consistenza ragionata. La ragione umana dà alla realtà il diritto di esistere. Tempo indietro esisteva la teoria dell’ologramma. Cioè la realtà è un ologramma, una proiezione dell’immaginazione umana. È infatti un ritorno dal tentativo laico della spiegazione dell’esistente, cioè una visione materialistica e una riduzione puramente al fatto che tutto l’esistente è spiegabile e dalla mente afferrabile. Un’esclusione della metafisica e un tentativo di ridurre la metafisica a una visione materialistica. In parole povere l’esclusione di un creatore. Svanisce il creatore, svanisce anche il creato. Finalmente domina l’ologramma umano con tutte le perversioni di cui la sua mente potrebbe essere pervasa.

Quando si parla “dell’imperativo categorico” si dovrebbe tener in mente l’ignoto come escluso dall’imperativo categorico. L’ignoto non è categorico, è ignoto. L’imperativo categorico è applicabile nella vita sociale ma non nella comprensione metafisica dell’ignoto.

La mente umana creando le categorie di pensiero, cioè facendo una sorta di scissione del tutto per arrivare alla congiunzione del tutto, ha perso la possibilità di comprendere “il tutto”. Ha scelto il particolare, insignificante, come “accumulo”, per la sua facile gestibilità e l’apparente soluzione del fabbisogno. Nella scissione ha creato il reparto scienza per avere delle discipline di studio che si occupino della materia e della sua interpretazione. Ha pensato che frantumando il concetto di materia la si potesse indagare fino al suo nucleo. L’infinito piccolo si è dimostrato poi infinitamente ancora più piccolo e così la scienza ancora oggi deve indagare su ciò che è ancora più piccolo. E la stessa cosa sembra accadere con l’universo che si espande, lasciando l’umano fermo nell’infinito e nell’eternità. Egli (l’umano) si è abituato a un inizio e a una fine e la realtà non gli offre ne uno né l’altro.

Per questo parlo di poetica della realtà.

Dall’altra parte parlo dell’illusione della vita. Noi umani pensiamo di vivere, ma in sostanza abbiamo ridotto la vita a una gabbia sociale. Ci illudiamo di vivere e ancora non abbiamo compreso come usare la nostra mente per farlo. Non facciamo altro che costruirci una realtà artificiale. Se il nostro intento è di costruire una vita artificiale mi chiedo qual è la situazione che ci impedisce di trovare, per questo scostamento dalla vita, una definizione che corrisponde alla vita artificiale che intendiamo costruire. Non può essere l’IA, cioè l’intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale è un aspetto della vita artificiale. Ancora una volta una facile fuga riduttiva. Siamo davvero così poco creativi? Noi umani che ci vantiamo della nostra creatività artistica non siamo capaci di trovare un sostitutivo verbale per la parola vita. Non troviamo neanche un sostitutivo della vita. Durante la nostra evoluzione siamo arrivati al punto di costringe il pianeta a cambiare ancora una volta la rotta per dare vita a un forma che rispetti i tempi del pianeta. Finalmente questo piccolo pianeta che ci ospita può porre fine alla possibilità che l’umano cosi arrogante venga messo in condizione di comprendere l’universo. Quell’umano che crede di meritare tutto e non sa neanche gestire ciò che gli è stato donato.

Come Pasolini, mi costruisco elementi che soddisfano il mio stato impulsivo e che butto nella mischia politica/sociale. La differenza è questa: ho un’età che conta più anni e vivo molto dopo di lui. Questo significa che ho ingoiato la realtà che lui in parte ha intuito. Si, il termine ingoiato è appropriato. Dal suo intuito e dalla sua analisi sociale/politica e dalla sua autodifesa contenuta nell’analisi e nell’intuito è prosperato il cibo di cui mi sono inconsciamente nutrito. Chi mi conosce sa che mangio poche cose e rifiuto la maggior parte del cibo a disposizione. Forse per questi componenti mancanti sono cresciuto non adeguato al tempo che vivo. Salto dall’umanità a una singola componente come me. Mi ci vuole un’identificazione. Posso identificarmi soltanto con me stesso e pretendere o scegliere un derivato al dì fuori di mia madre e di un padre mai incontrato.

Oggi è giovedì, 30 giugno 2022 e alle 15:30 circa mi ha raggiunto una telefonata dal numero 0039 377 300 6136. Una voce femminile si è presentata con l’affermazione che mi chiama per conto del Enel (Ente nazionale per l’energia elettrica).

Primo punto: richiamando il numero telefonico sopra indicato non risulta il contatto. Il telefono è spento o non raggiungibile! Poco importa. La voce femminile mi informa che per decreto il governo comunica che dal prossimo mese devo pagare 55 centesimi per KW-ora invece di 28. Questo perché l’elettricità non viene più prodotta con il gas proveniente dalla Russia ma con quello proveniente dall’Algeria. Faccio presente alla signora al telefono che la distanza Italia-Algeria è minima in confronto alla distanza Italia-Russia e non trovo giustificato questo aumento. La signora mi risponde che c’è una guerra in atto in Ucraina.

Allora penso che dato il rapporto commerciale che ho sottoscritto per la fornitura dell’energia elettrica ho diritto a una comunicazione scritta che illustri e argomenti le modifiche al contratto. Il governo non sa che se per decreto fa un intervento su un contratto privato deve giustificare per iscritto questa decisione a ogni singolo contraente? Questo è tanto più doveroso in considerazione del fatto che ha prima decretato la privatizzazione della fornitura elettrica. Cioè il governo ha ceduto a privati la sua quota maggioritaria di Enel. È importante sottolineare che questa cessione era la cessione della proprietà del cittadino, in altre parole un esproprio al cittadino (attuato dal governo) che ha permesso la costituzione dell’Enel con le tasse versate allo Stato. E certo non al governo, che agendo così si è comportato come proprietario dello Stato.

La signora che mi ha chiamato per nome dell’Enel si è rifiutata di comunicarmi questo aumento in forma scritta e ha insistito che la telefonata era sufficiente. Le obiezioni a tale affermazione sono tante. La prima è che il numero telefonico non è identificabile con la società Enel. Il governo non ha pubblicato alcun contratto in cui è scritto che può agire per conto di tutti i fornitori di energia elettrica. Dov’è l’accordo firmato dal cittadino per la cessazione della proprietà all’Enel? Dov’è la documentazione della restituzione economica al cittadino del valore degli impianti Enel? Infine, ma non ultimo, non tutti i parlamentari sostengono il governo. In un caso del genere ci vuole una votazione di tutti i parlamentari con un “Sì” a una tale decisione di esproprio. Questo esproprio è stato approvato in passato? Quando? Il presidente del Consiglio dei ministri, o i presidenti prima di lui hanno firmato una tale decisione e quando?  Secondo la Costituzione è necessaria un’interrogazione su questo argomento in Parlamento?

I 60 milioni di italiani sono d’accordo con questa decisione del governo? Gli italiani si sono mai espressi su come si è finora svolta una qualsiasi privatizzazione? Molte domande.  Esistono risposte?

Questo “oggi” è un’interruzione del flusso di pensiero che ho iniziato prima “dell’oggi”. Il flusso del pensiero va verso altre impressioni. Quelle che ricevo da letture ed eventi alzati dalla polvere di strada. Mi interrogo sul fatto che Giorgio Manzi ritorna questi giorni con un articolo in cui nomina Jared Diamond e il suo articolo del 1987 (sono passati 35 anni) The worst mistake in the human History of the human race. Da qualche parte ho letto della paura dell’umano, che i segni del tempo non prometto un futuro roseo. Non mi va di cercare il punto nel testo.

Questa paura è latente, presente in alcuni ma generalmente non appare. La superficialità domina il sociale e la difficoltà a vivere è presente nella maggior parte delle persone che oggi faticano per procurarsi il pane. La decisione di creare frontiere e confini è stata presa all’unanimità? O è stata presa da dirigenti che si sono conquistati questa decisione con le armi?

Non si può tornare indietro nel tempo. Allora la storia serve soltanto là dove è funzionale a un interesse attuale. La scienza ipotizza il viaggio nel tempo e vede le soluzioni nell’universo e nelle tecnologie applicabili in un futuro prossimo. Certamente queste soluzioni saranno (senza dirlo a voce alta) destinate a pochi. Di quei pochi non mi voglio occupare. Quei pochi fanno parte dell’illusione della vita e non della poetica della realtà. Della poetica della realtà fanno parte le lettere contenute in questo libro, mentre l’illusione di vita è la risultante di questa poetica della realtà.

L’umanità ha rilegato molti scritti importanti nei musei per conservarne i contenuti. La loro collocazione nei musei era certamente volta a consentirne una consultazione che consentisse di apprendere informazioni sul passato dell’umanità e del pianeta. Un calcolo approssimativo consentirebbe di quantificare la frequentazione dei musei: si individua il numero dei musei, si calcola il numero di anni da cui sono accessibili e si quantifica il numero di visitatori. Ma poi viene le difficoltà. Quante di queste persone sono interessate a leggere i testi? Quante vedono soltanto la tecnologia esposta? Quante sono capaci di dedicare il tempo a cercare la traduzione dei testi? Le domande che affiorano in una breve riflessione sono così tante che si comprende subito che l’umanità non è in grado di indagare sul suo passato. Allora delega agli esperti il compito e a questi esperti non si chiede conto del loro agire. Così si comprende che l’umanità è destinata ad annega nel diluvio della sua ignoranza e di un’errata costruzione sociale.

Pasolini, da cristiano, ha visto il diluvio nel consumismo, ma questo è soltanto una conseguenza dell’errata costruzione social/politica. Il consumismo fa parte della morale di cui Pasolini era pieno (nonostante la sua mente cercasse di filtrala). Si diceva che Moravia era un moralista senza morale, mentre Pasolini era un poeta con una sua etica. Il sociale di allora, degli anni successivi alla Seconda guerra mondiale, ha fatto sì che Pasolini esprimesse quella bellezza di cui la social/politica di oggi si è totalmente privata.

 

Sebastian Schadhauser

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