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pdf I Parchi Archeologici di Roma

10,00 

Descrizione

168×240 mm, brossura, XIII+119 pp., ill.

Presentazione di Cristiana Mancinelli Scotti

Il libro ripercorre le vicende che tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento portarono Giacomo Boni (1859-1925) a produrre un vero e proprio sistema progettuale per la sistemazione a verde delle aree archeologiche e ad effettuare le piantagioni nel Foro Romano e in altri numerosi monumenti antichi. All’epoca della prima edizione molto era noto grazie ai numerosi articoli e alle pubblicazioni curate dal Boni e agli scritti, tra i quali quelli di Eva Tea e di Luca Beltrami, informazioni che vengono qui integrate e rilette attraverso i documenti ancora inediti conservati all’Archivio Centrale dello Stato.

Il piccolo saggio è articolato in sei capitoli.
Il primo è dedicato alle influenze reciproche tra John Ruskin e Boni, che accompagnò lo studioso inglese nei sopralluoghi di studio in Italia; in questo capitolo si cerca di analizzare alcuni passaggi come quello del rapporto con le antichità romane, negativo in Ruskin e divenuto poi interesse importante per Boni.
Nel secondo si cerca di comprendere il significato della “Flora Monumentale”, trattando la relazione complessa tra natura, vegetazione e ruderi nella concezione di Boni, vista nella prospettiva storica di tale struttura culturale e nell’attualità del pensiero contemporaneo finalizzato all’utilizzo per le piantagioni nelle aree archeologiche.
Il terzo capitolo riguarda gli sviluppi della “Flora Monumentale” all’Interno delle strutture ministeriali con la formazione, promossa dallo stesso Boni, di una Commissione di esperti costituita per valutare gli aspetti esecutivi delle proposte, sia sotto il punto di vista tecnico, che scientifico ed economico (dopo la morte di Boni nel 1925 non è stato possibile all’autore trovare ulteriori tracce di tale struttura, se essa continuò ad essere attiva: generalmente appare da parte della Commissione un atteggiamento che potrebbe essere giudicato tiepido, se non a volte ambiguo, nel momento in cui i progetti venivano minimizzati e scarsamente o affatto finanziati).
Il quarto capitolo tenta di relazionare sugli accadimenti che videro opporsi tra loro Giacomo Boni e Guido Baccelli sul tema della Passeggiata Archeologica, che quest’ultimo intendeva soprattutto come parco, mentre il Boni, seppur attento alla sistemazione a verde, considerava l’occasione speciale per effettuare delle indagini archeologiche in un’area importante come era quella dell’accesso a Roma dalla via Appia.
Il quinto capitolo si concentra sulla parte finale della vita di Giacomo Boni dopo il quale, a causa degli attacchi in sede politica ma anche personali che seguirono alla polemica con Baccelli, limitò la sua attività sostanzialmente all’area dei giardini farnesiani, dove, con l’aiuto dei giardinieri dipendenti dell’Amministrazione, realizzò alcune opere singolari come il viridario virgiliano e il labirinto ottagono di bosso ripreso da quello dell’impluvio della Domus Flavia.
Il sesto capitolo consiste in una sorta di conclusione riguardante quello che l’autore propone come il metodo progettuale di Giacomo Boni per la realizzazione dei parchi archeologici.

All’edizione originale erano allegate le seguenti tavole:

  1. Palatino, rilievo floristico, 1988
  2. Foro Romano, rilievo floristico, 1987
  3. Orti Farnesiani, rilievo floristico, 1987
  4. Terme di Caracalla, rilievo floristico, 1987
  5. Tombe Latine, rilievo floristico, s.d. (1987)

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