Descrizione
18 maggio 1983-31 dicembre 2017. Queste le date, non storiche, di mera cronaca, entro le quali inizia e finisce l’avventura per certi versi eroica dell’autore di questo pamphlet come primo direttore e poi collaboratore fedelmente invasivo e un poco invasato del “Corriere dell’Umbria”. Sic transit gloria mundi disse un satrapo politico italiano nell’apprendere che il Colonnello Mu’ammar Gheddafi era stato barbaramente ammazzato, eppure gli aveva baciato l’anello. Sì, qualsiasi gloriuzza ha un principio e una fine. Ontologicamente. Ma c’è modo e modo per levarsi dai piedi un rompiscatole onesto e leale. Tranne il metodo, voluto o involontario per incuria, del silenzio. Questo è privilegio dei tiranni. È barbarie. Beh, perché non raccontare sine ira et studio, ossia, per chi avesse scordato il buon latino liceale: senza ostilità o partigianeria? Che è il principio morale sul quale Tacito, umbro forse, si prefiggeva di fondare il suo racconto, l’etica di narrare la storia. Ma qui siamo nel campo dell’autobiografia, sia pur spicciola, quindi il lettore dovrà fidarsi. L’autore di questo instant book può solo giurare di non aver distorto i fatti, ma di certo non ha il potere di certificare se le azioni delle persone coinvolte siano state dettate da acrimonia o da altre arcane ragioni. Se insomma taluni nomi che nomina fossero in buona o in mala fede. Le idee di complotto non gli sono amiche. L’autore è in buona fede, racconta in piena sincerità. Ma l’autore vi ha aggiunto molto altro: la sua vita. Le amicizie e le tante persone conosciute che qui ricorda e onora. Superfluo aggiungere che questo è un libro inutile se non un libercolo da dare alle fiamme. Ma i libri non si brucino, mai, tutt’al più non si leggano. O si lascino su una panchina dei giardini. Qui dentro c’è il racconto sincero di una frequentazione, di una fornicazione più che trentennale con un giornale fatto di carta, una creatura (di parole e inchiostro) faticosa, esigente, pericolosa, educativa, un mucchietto di carta che dura un giorno; e la cronaca fedele di una ferita che scrivendo s’è ricucita in fretta. Sine ira.
Anton(io) Carlo Ponti, bevanate, umbro doc, capricorno, 82 anni (per saperne di più si rinvia ai suoi libri), ha diretto il “Corriere dell’Umbria” delle origini, a lungo poi collaborandovi graziosamente con centinaia di articoli, corsivi, commenti, necrologi, recensioni, servizi, biografie, e con i sette appassiona(n)ti anni della rubrica “Giovenale”, vetrina settimanale di pedagogia etica, educazione civica, ironia spirituale, cultura.