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Carbone, lignite e acciaio. La battaglia per l’energia. L’acciaieria di Terni e le miniere di lignite umbre dal 1860 al 1960

35,00 

Descrizione

17×24; pp. 512

presentazione di Renato Covino

Per novant’anni dopo l’unificazione, i governi che si sono succeduti alla guida dell’Italia hanno cercato di far sviluppare l’industria siderurgica in assenza di carbone. Produrre acciaio partendo dalla fabbricazione di ghisa con i minerali elbani o grazie alla fusione dei rottami ha sempre comportato la ricerca di combustibili succedanei o sostitutivi dei carboni importati. Il caso dell’Acciaieria di Terni e delle miniere di lignite umbre è probabilmente il più interessante tentativo compiuto da una grande industria italiana per raggiungere l’autonomia energetica: acqua, elettricità e lignite per produrre, usando rottami, acciaio per usi bellici.
L’integrazione energetica dovuta all’uso di carboni esteri, combustibili nazionali ed elettricità variò nel tempo, in relazione al corso del prezzo dei carboni esteri e alla conseguente incentivazione o disincentivazione dell’estrazione della lignite. Per tutto il periodo trattato si studiarono tecniche di utilizzo della lignite sempre più perfezionate, consentendo di far funzionare durante la Seconda guerra mondiale i forni Martin escludendo del tutto i carboni importati. Naturalmente in questo quadro i collegamenti ferroviari giocarono un ruolo fondamentale nell’abbattimento dei costi di trasporto e, quindi, di produzione e utilizzo dei combustibili nazionali. Con la fine del protezionismo e la ristrutturazione della siderurgia pubblica nel secondo dopoguerra divenne conveniente approvvigionarsi di carbone sui mercati esteri, principalmente in ambito CECA. L’impiego dei combustibili nazionali, pertanto, diventò antieconomico e le miniere dovettero chiudere. Il nodo energetico, però, sarebbe restato fondamentale per l’Acciaieria di Terni come per tutta la siderurgia italiana, ricordandoci che il tema affrontato nel libro è di grande importanza.

Marco Venanzi dopo la laurea in Lettere moderne all’Università di Perugia e il Master in Conservazione, valorizzazione e tutela del patrimonio industriale in quella di Padova, ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze storiche dal Medioevo all’età contemporanea nell’ateneo umbro. Ha collaborato come ricercatore con l’Istituto per la Cultura e la Storia d’Impresa “Franco Momigliano” (ICSIM) e con l’Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea (ISUC); attualmente è cultore di Storia economica riconosciuto dal Dipartimento di Lettere – Lingue, letterature e civiltà antiche e moderne dell’Università di Perugia. inoltre, da oltre vent’anni è membro attivo dell’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale (AIPAI). Insegnante di materie letterarie presso gli istituti d’istruzione superiore, è da sempre promotore, soprattutto tra i più giovani, della cultura della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e della sensibilità per le scienze storiche.
Ha pubblicato su temi legati al patrimonio industriale e su argomenti di storia contemporanea e storia economica.

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