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Norme redazionali

L’avvertenza principale è quella di consegnare il manoscritto, unitamente alla sua versione digitale aperta (perciò non il pdf), solamente quando è completo in ogni sua parte. Usate font standard (il Times New Roman andrà bene, saremo noi a trasformarlo nei nostri font); i corpi: 14 per i titoli, 13 per i sottotitoli, 12 per il testo, 10 per le note, 9 per le didascalie.

Testo

Nella stesura del testo evitare l’uso di abbreviazioni. Nella stesura delle note si adottino i compendi di uso comune, come cfr., v. (non cf.vd.e simili); comunque evitare per quanto possibile di sovrabbondare con le abbreviazioni, ove sostituibili con espressioni discorsive.

Il ricorso alle iniziali maiuscole va adeguato alla norma comune e al buon senso.

Si deve lasciare una battuta dopo ogni segno d’interpunzione. Gli esponenti delle note devono precedere, non seguire il segno d’interpunzione, meno che nel caso di parentesi.

Nel testo i titoli di opere citate, così come quelli di articoli in riviste o saggi in pubblicazioni collettanee, vanno in corsivo; i titoli dei periodici vanno tra virgolette doppie, “…”.

I brani citati brevi (max tre righe) vanno indicati tra virgolette doppie e giustificati con nota a piè di pagina. I brani citati di lunghezza superiore alle tre righe vanno in corpo minore rispetto al testo, senza apporre le doppie virgolette ma giustificandoli con nota. Si indichino eventuali omissioni nel corpo della citazione con tre punti in parentesi quadra […]. Le parole in lingua straniera, compresa la latina, inserite in contesto discorsivo vanno in carattere corsivo, a meno che non siano entrate nell’uso comune; come è noto, quelle latine o di lingue romanze siano declinate (es. le équipes), al contrario delle anglo-germaniche, invece indeclinabili (es. i film).

L’omissione di parte del testo citato si indichi con parentesi quadre e tre punti, […]; gli spazi bianchi nell’originale siano resi con parantesi quadre vuote, [   ]; eventuali integrazioni al testo vanno comprese tra parentesi uncinate, < >.

Per i trattini di inciso si digiti: spazio, trattino medio –, spazio.

Non si scriva, in inizio di periodo, E’, ma È (con carattere “è” tutto maiuscolo o con simbolo: lo stesso per casi analoghi, es. Ç). Superfluo raccomandare l’uso corretto di é ed è.

Per gli ordinali romani, nel testo si usi il carattere maiuscolo nei casi seguenti e simili: XVII secolo, papa Gregorio VII; nelle citazioni bibliografiche, per gli ordinali dei volumi e delle annate (vedi oltre). Invece si usi il maiuscoletto per le citazioni interne e per quelle bibliografiche: tabella VII; foto ii; epistola xviiii; pp. xi-xiii.

Didascalie e rimandi alle figure

I vari elementi (istituzione di appartenenza, segnatura, autore, titolo, etc.) sono separati tra loro da una virgola. Di seguito si forniscono alcuni esempi per le didascalie delle immagini:

1 – Sebastiano Conca, Immacolata e San Filippo Neri, Torino, oratorio di San Filippo, altare maggiore 2 – Giovanni Antonio Bilivert (attr.), San Carlo Borromeo che prega il Crocifisso, Empoli (Firenze), collezione privata 3 – Perugia, Duomo, veduta del transetto 4– Crocifisso, Perugia, oratorio di San Bernardino 5 – Cassone nuziale, Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria

Se si intende riprodurre un particolare di un’opera, l’indicazione “particolare” va inserita alla fine della didascalia, esempio:   – Agostino Masucci, Immacolata Concezione, Gubbio, chiesa di San Benedetto, particolare

Eventuali referenze fotografiche vanno tra parentesi tonde al termine della didascalia, esempio: 7 – Giovan Angelo e Tiburzio del Maino, Predella dell’Altare della Passione, Londra, Victoria and Albert Museum (V&A Images)

Quando necessario, per particolari esigenze del testo, si possono indicare in didascalia i materiali (esempio: olio su tela; tempera su tavola; matita nera su carta ecc.) e le misure in centimetri per i dipinti o le sculture (esempio: 158×200 cm o 172 cm) e in millimetri per disegni ed incisioni (esempio: 205×300 mm).

Nel testo degli articoli il rimando alle figure va indicato nel modo seguente: (fig. 1) nel caso di una figura unica; (figg. 3 e 4) nel caso di due figure; (figg. 18-21) nel caso di più figure consecutive; (figg. 3, 16, 20) nel caso di più figure non consecutive.

Le immagini devono essere fornite in formato .jpg, o .tif (minimo 300 dpi) ed essere fornite su file a parte (mai all’interno del testo in Word)

Note

La Redazione colloca preferibilmente le note a piè di pagina.

I numeri delle note vanno in esponente e senza parentesi. Si utilizzi la cortina “Inserisci” selezionando poi “Note a pie’ di pagina”: funzione che consente, tra l’altro, il riordino automatico delle note interpolate successivamente. Si collochi l’eventuale punteggiatura subito dopo il numero. Ogni capitolo deve avere il suo numero di nota sequenziale, ovvero ricominciare sempre dalla n.1.

Es.: Altre fosse da grano1, che sorgevano presso il muro di cinta2, erano state costruite da Berengario3.

Citazioni bibliografiche

Criteri generali

La prima citazione va riportata completa, le successive abbreviate. La prima citazione di un’opera deve essere completa di tutti i dati che si diranno; per le ulteriori citazioni, si ripeta il cognome dell’autore, seguito dalle prime parole del titolo in corsivo (con senso passabilmente compiuto: non Bloch, I re, ma Bloch, I re taumaturghi), con semplice virgola a chiudere; è dunque sconsigliato il cit., e tanto più è sconsigliata l’espressione corsiva opcit..

Citazioni complete

L’autore, come anche il curatore (dell’edizione, della collettanea ecc.), va indicato con il prenome puntato e il cognome per esteso, nell’ordine, in carattere normale (alto/basso, non maiuscoletto). Nel caso di due o più autori, si preferisca la congiunzione “e” alla lineetta. Non è più accettabile l’impiego dell’espressione AA. VV.; attenersi a quanto risulta dal frontespizio, ovvero il titolo (es. Perugino, il divin pittore)

Il titolo dell’opera (monografia, articolo, contributo), separato dal nome dell’autore da una virgola (non da un punto o due punti o lineetta), va in corsivo. La virgola che segue va in carattere diritto.

Per la citazione delle pagine, si segua il criterio evidenziato in questi esempi: p. 7; pp. 115-175; pp. 115-175, 202-207; pp. 225-226 (non dunque pp. 225s o sg. o seg.). Così per le colonne: col. 745, coll. 745-780. In questi casi si usi il trattino piccolo -, quello da tastiera.

Se l’opera da citare è la stessa citata per ultima: (a) qualora la pagina sia la stessa, si usi l’avverbio ibidem, abbreviato ibid. in corsivo (come vanno in corsivo tutte le espressioni simili tratte dal latino: supra, infra, passim eccetera); (b) se varia la pagina, si usi l’avverbio ivi in carattere normale seguito, dopo virgola diritta, dalla nuova indicazione.

Per opere diverse dello stesso autore, citate una dopo l’altra, si può evitare di ripetere il nome dell’autore adottando il pronome Idem ovvero Eadem (abbreviato: Id. ovvero Ead.; Iid. per più autori).

Monografie

Vanno sempre indicate le case editrici (o, in mancanza di queste, le tipografie) e non il solo luogo di edizione, rigorosamente in quest’ordine: luogo, editore, anno di pubblicazione. A. Grohmann, Perugia, Roma-Bari, Laterza, 1981.

Qualora i luoghi di edizione e le case editrici siano più d’uno si citeranno nell’ordine del frontespizio le due coppie, separate da un punto e virgola: A. Grohmann, L’imposizione diretta nei comuni dell’Italia centrale nel XIII secolo. La “Libra” di Perugia del 1285, Roma, Écolefrançaise de Rome; Perugia, Deputazione di storia patria per l’Umbria, 1986 (Collection de l’EFR, 91; Fonti per la storia dell’Umbria, 18).

Se l’opera è in più volumi, pubblicati in anni diversi, e se ne citano luoghi da più volumi, si danno prima gli estremi della pubblicazione nel suo insieme, quindi il volume che interessa in cifra romana. A. Bartoli Langeli, Codice diplomatico del Comune di Perugia. Periodo consolare e podestarile (1139-1254), Perugia, Deputazione di storia patria per l’Umbria, 1983-1991 (Fonti per la storia dell’Umbria, 15, 17, 19), III, p. 887. Nelle successive citazioni: Bartoli Langeli, Codice diplomatico, I, p. 48 (ovvero, se si usa il rinvio all’Indice delle opere citate: Bartoli Langeli 1983-1991, I, p. 48).

Qualora invece di un’opera in più volumi si citino luoghi da un solo volume, si fornirà la citazione del volume che interessa: A. Bartoli Langeli, Codice diplomatico del Comune di Perugia. Periodo consolare e podestarile (1139-1254), I: 1139-1237, Perugia, Deputazione di storia patria per l’Umbria, 1983 (Fonti per la storia dell’Umbria, 15), p. 48.

Come si vede negli esempi precedenti, quando un volume appartiene a una collezione scientifica, la notizia va data fra parentesi tonde, dopo l’anno di edizione, in tondo senza virgolette, con eventuale risparmio di ripetizioni. Francescanesimo e società cittadina: l’esempio di Perugia,Perugia, Centro per il collegamento degli studi medievali e umanistici nell’Università di Perugia, 1979 (Pubblicazioni del Centro…, 1).

Articoli di riviste

Autore e titolo come al solito, seguiti da in, dal titolo della rivista in tondo tra virgolette apicali, dall’annata della stessa in cifre romane o arabe (in tondo) ovvero dal numero progressivo dei volumi (ci si attenga al frontespizio), dall’anno tra parentesi tonde (senza luogo né editore), dalle pagine iniziale e finale. D. Segoloni, L’annalità degli statuti comunali,in “Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria”, LXXXVIII (1991), pp. 33-42.

Se all’interno dell’articolo citato si volessero evidenziare una o più pagine si proceda così: pp. 33-42 (in particolare p. 36); naturalmente nelle citazioni ulteriori si avrà Segoloni, L’annalità, p. 40. Il caso ovviamente non si pone qualora si usi il rinvio all’Indice delle opere citate:

Contributi in opere collettive

Autore e titolo secondo le regole consuete, seguiti dal titolo dell’opera collettiva, in corsivo. U. Nicolini, Motivi per una cronaca di sette secoli, in Francescanesimo e società cittadina: l’esempio di Perugia, Perugia, Centro per il collegamento degli studi medievali e umanistici nell’Università di Perugia, 1979 (Pubblicazioni del Centro…, 1), pp. XI-LXXI; A. Paravicini Bagliani, La mobilità della Curia romana nel secolo XIII. Riflessi locali, in Società e istituzioni dell’Italia comunale: l’esempio di Perugia. Congresso storico internazionale (Perugia, 6-9 novembre 1985), Perugia, Deputazione di storia patria per l’Umbria, 1988, I, pp. 155-278 (vale a dire che le dizioni: Atti del convegno, Settimana di studio, Catalogo della mostra, e simili vanno preferibilmente in tondo e precedute da punto).

Raccolte di studi di un solo autore

Si abbia l’avvertenza di aggiungere prima del titolo dell’opera la dizione Idem, così da non fare confusione con le opere collettive; inoltre si indichi l’anno della prima pubblicazione del saggio. G. Mira, Il fabbisogno di cereali in Perugia e nel suo contado nei secoli XIII-XIV (1957), in Id., Scritti scelti di storia economica umbra, a cura di A. Grohmann, Perugia, Deputazione di storia patria per l’Umbria, 1990, pp. 121-132.

Manoscritti e fonti d’archivio

Vanno indicati, nell’ordine, città, biblioteca o archivio, fondo, serie, segnatura, facendo seguire l’indicazione della carta o delle carte che interessano e precisando la facciata, la colonna ecc.: c. 7r, c. 7v, cc. 12r-17v, c. 12rv, cc. 12v-13r, cc. 7va-8rb (oppure, a piacere dell’autore, f. o ff.). Per i caratteri si assuma l’esempio seguente: Perugia, Archivio di Stato, Archivio storico del Comune di Perugia, Consigli e riformanze, 7, c. 28r. Nel caso di un’opera manoscritta (come pure, a discrezione, di un’edizione non facilmente reperibile) si proceda con la citazione al modo consueto, con gli adattamenti del caso, seguita dall’indicazione del luogo di conservazione e della segnatura. A.F. Egidi, Historia della città di Assisi copiata da l’originale… l’anno 1786 (Assisi, Biblioteca comunale, Fondo moderno, 257), cc. 10r-12v. Nelle citazioni successive si avrà: Egidi, Historia della città di Assisi, cc. 9v-10r.

Qualora il saggio consista anche nell’edizione di un testo manoscritto (di biblioteca o d’archivio) – nel qual caso l’autore si rifaccia al migliore costume scientifico italiano, non potendosi qui fornire indicazioni – e qualora, come è sperabile, nel testo si citino passi di questo, lo si faccia in riferimento all’edizione (pagina, paragrafo se numerato, e simili) e non al manoscritto (carta e simili).

Citazioni con sigla

Le grandi e a tutti note collezioni di fonti si possono citare in maniera abbreviata secondo l’uso corrente, mediante la sigla in corsivo o, se di rivista, tra virgolette: P.L.P.G.M.G.H.AA.SS.C.S.E.L.,R.I.S., “BISIME”.

Se si decide di adottare abbreviazioni specifiche, allegare in prima nota una legenda delle medesime o avvertire alla prima citazione. “Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria” [d’ora in poi “BDSPU”]; Perugia, Archivio di Stato, Archivio storico del Comune di Perugia [d’ora in poi ASCP], Consigli e riformanze, 7, c. 28r.

Si suggerisce comunque di non esagerare con le sigle; sta all’autore trovare soluzioni che non innervosiscano il lettore. Ad esempio: “Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria” [d’ora in poi “Bollettino”]; Perugia, Archivio di Stato, Archivio storico del Comune di Perugia, Consigli e riformanze [d’ora in poi Consigli e riformanze], 7, c. 28r.